"il futuro appartiene a coloro che credono nella bellezza dei propri sogni"

giovedì 28 gennaio 2016

Il nostro castello...

Mentre stai vivendo un favola, a volte, non te ne rendi conto...ed è quello che è successo a noi, nella nostra infanzia.
Oggi vi raccontiamo una storia che vi avevamo accennato qui.
Fino all'età di 14 anni circa, siamo cresciute in un castello, quello delle favole, con la sua carrozza, le sue statue di angeli ed i soffitti affrescati.
I nostri nonni paterni facevano i custodi al Palazzo Fogaccia di Clusone e quindi, di conseguenza noi, essendo molto legate ai nonni, siamo cresciute in quelle stanze.




Purtroppo il racconto che oggi vi faremo non è che una piccolissima parte della nostra vita e non riguarda solo noi due, ma anche i nostri due cugini Carlo e Paolo con i quali abbiamo passato un pezzo di vita che tuttora portiamo tutti nel cuore.
Le loro vacanze pasquali, natalizie ed estive erano dai nonni quindi quando loro arrivavano da Brescia, anche noi ci stabilivamo praticamente fisse dai nonni...iniziavano così le nostre giornate vissute al 200%.
Come ogni castello, anche questo aveva (e ha tuttora) le sue principesse...Noi le chiamavamo le 5 G...
Giulia, Ginevra, Gandina, Giovanna e Gaia Giovanelli. Non avevano la tiara e nemmeno il vestito di raso azzurro, ma lunghi capelli biondi e occhi azzurri e da noi venivano viste davvero come "LE PRINCIPESSE"...
Le prime tre troppo lontano da noi per via dell'età, la quarta nel tipico periodo snob dato dall'adolescenza e la quinta, più volte nostra compagna di giochi.
Pensate che i nostri zii, i genitori di Paolo e Carlo si sono conosciuti perché mia zia, allora tata delle principesse, da Roma è salita al seguito dei Giovanelli nella residenza di Clusone e si è innamorata del figlio dei custodi. Il resto, è storia....
Potevamo accedere ovunque e vi garantisco che per dei bambini piccoli con pochi anni di differenza tra loro, questo era davvero come Disneyworld.
Il divieto assoluto era quello di salire sulla carrozza e togliere il telo di copertura alla mastodontica Cadillac nei garage, cose che noi facevamo ripetutamente con quel sapore di proibito che ti fa sobbalzare ad ogni minimo rumore.



Siamo cresciuti in un parco immenso, con ogni tipo di fiori e piante che nostro nonno curava personalmente con amore e dedizione. Ancora oggi lo ricordiamo con il suo cappello di paglia, la sua cesoia in mano e la sigaretta in bocca che scorrazza con il suo carretto pieno di bulbi e fiori...
Noi 4 ci bastavamo da soli, ma il più delle volte si univano a noi Chicco il San Bernardo che sbavava ovunque seguito negli anni da Sam il collie e da Alfo, uno splendido cane a pelo raso color tortora di non so quale razza. Ma quando riuscivamo a salire sopra Filippo, l'asino al quale stare molto attenti perché scalciava ovunque, toccavamo il cielo con un dito...Accudivamo le galline (quando avevamo voglia perché secondo noi, puzzavano troppo!!), ma ci piacevano le uova fresche...davamo da mangiare ai conigli, anche lì quando ce ne ricordavamo (per fortuna c'era il nonno, altrimenti poveri conigli!) ma accarezzavamo il loro pelo morbido e poi c'era una coppia di cigni meravigliosi che viveva nel parco e non potevamo nella maniera più  assoluta far arrabbiare perché gonfiavano tutte le loro piume! E non possiamo dimenticare due pavoni con la loro coda straordinaria, multicolore con effetti cangianti.
Ancor oggi, ogni Natale, penso al presepio dei nonni, con le statue ad un grandezza tale mai vista in un presepio di casa... Penso alla messa di mezzanotte, quando tutti insieme si usciva per partecipare alla funzione e si tornava a casa a mangiare il panettone. (qualcuno ovviamente lo perdevamo steso sul divano!!). Ho le lacrime agli occhi al pensiero di quelle giornate vissute tutti insieme e alla gioia immensa di quei 4 bambini...Ho il ricordo del sapore dolcissimo dell'uva americanina raccolta sporgendoci dalla finestra dove la nonna cuciva...Ho il ricordo vivissimo di quando si accompagnava la nonna ad aprire le griglie di alcune stanze...dalla nostra minuscola statura ricordo ancora la visione di quel mazzo di chiavi in ferro, enorme, che entrava nella toppa e rivedo a rallenty, il catenaccio che con un tonfo apre il pesante portone di legno massiccio. Ricordo i minuti interminabili che passavamo al buio affinchè la nonna arrivasse alla finestra e la stanza si inondava finalmente di luce. Lì tutto aveva un aria sinistra! Il letto a baldacchino color oro con i pesanti drappeggi di velluto bordeaux, i soffitti affrescati con tutti i dipinti che ti puntavano gli occhi addosso.






Ma il mio più inquietante e personale ricordo era lei...Giulia, la cuoca...una donnina di poco più di 40 kg. La ricordo sempre seduta e vestita di nero con i suoi capelli grigi raccolti in una crocchia.
 Non ricordo il suono della sua voce, ma ricordo che ogni volta che passavamo davanti alle cucine lei era lì ed alzava lo sguardo...non un cenno, non una parola, non un sorriso!
 Purtroppo allora per noi era solo il luogo dove i nostri nonni vivevano e dove  i nostri padri erano cresciuti, ma se solo avessimo la possibilità di viverlo ora, con la consapevolezza dei 40 anni, sarebbe tutto diverso...ma si sa, le favole, si vivono una volta sola!
Una cosa sicuramente non cambierebbe...l'amore per quei due vecchietti che pazientemente ci hanno accompagnato nei nostri anni, con un amore immenso che soli i nonni hanno e che ci hanno in parte reso le persone che siamo oggi...





Dedicato con amore a tutte le persone che hanno vissuto con noi in quel castello...

MiLa


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